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Di che materia sono fatti i sogni? Intervista a Flavia Amato e il suo atelier “Malìa Lab”

Di che materia sono fatti i sogni? È una domanda che ci poniamo spesso e che non sempre trova risposta. A volte, invece, la materia di cui si nutre un sogno è molto conosciuta, usata e ti aiuta a ripercorre strade che sembravano smarrite, ritrovando spesso tradizioni che portano diritte al cuore. E allora ti imbatti in giovani donne che non solo l’hanno riconosciuto ma che, grazie ad essa, hanno realizzato i loro sogni, in luoghi impensabili, dove qualunque tipo di scommessa spesso è quasi un azzardo.

Questa è la storia di una piccola casa di moda, nata dall’idea di una giovane donna che, sostenuta dal suo compagno di vita, è tornata nel suo paese natio sviluppando l’idea di coniugare tradizione e innovazione sperimentando la creazione di modelli in quella che fu la merceria di sua nonna materna. È nata così “Malìa” di Flavia Amato, un atelier che si trova in un piccolo paese della provincia catanzarese, Guardavalle, che si è fatto strada nel mondo della moda partendo dall’originale idea di creare capi con tessuti innovativi che mettessero la donna al centro di ogni creazione, capi senza tempo che valorizzassero ogni genere di figura femminile.

«Malìa nasce dall’idea di riscoprire la sartoria artigianale coniugando ad essa dignità ed etica» ci ha raccontato Flavia Amato che, come se stesse dando vita ad una delle sue creazioni come un vulcano in eruzione, si è lasciata andare al racconto affascinante di una realtà imprenditoriale ormai conosciuta ed apprezzata.


«Sono nata e cresciuta a Guardavalle e, come tutti i giovani che vivono queste piccole realtà, mi sono trasferita per provare a realizzare i miei sogni. Ho frequentato prima l’Accademia delle Belle Arti e poi la Scuola di formazione di modellista e, in seguito, ho iniziato a lavorare come terzista in diverse aziende di moda. Questo lavoro, però, a lungo andare ha iniziato a non soddisfarmi in quanto si realizzavano capi standardizzati che io, da consumatore, difficilmente avrei acquistato. Nel 2014 ho iniziato a pensare ad un tipo di “abbigliamento artigianale” ma facendo ricerche ho trovato pochissimi elementi che mi aiutassero nell’avvio del mio percorso. Allora ho deciso di mettere in pratica la mia idea realizzando una start-up con la quale, aderendo ad un bando dell’istituto Adriano Olivetti, sono riuscita nell’impresa di avviare il mio progetto». Fondamentale è stato il supporto di chi è al suo fianco: «È stato mio marito, all’epoca ancora fidanzato, a spingermi a tornare in Calabria per avviare qui la mia attività, non nascondo che all’inizio ero scettica, poi lui è riuscito a convincermi e ha contribuito a ristrutturare il locale che ospitava la merceria di mia nonna che è diventato il mio laboratorio. Nulla di quanto c’era nella merceria è andato perduto, abbiamo riutilizzato tutto quanto, perché sono fermamente convinta che attraverso il riciclo un capo possa ritrovare dignità e avere una nuova vita. Così abbiamo cominciato e, ora, lascio un pezzo di mia nonna in ogni abito che realizziamo».

Ma non è tutto, la forza del marchio “Malia” è soprattutto nella ricerca di tessuti “ecosostenibili”: «Oltre alle tradizionali fibre tessili, conosciute da tutti, abbiamo provato ricercare materiale innovativo che avesse un bassissimo impatto ambientale. Così ci siamo ritrovati a lavorare tessuti brevettati e certificati, come quelli in fibra di menta, la fibra di alga, nata da una idea di una azienda islandese, la seta non violenta prodotta in alcuni villaggi della Cina che viene ricavata dai bozzoli rotti dalle falene senza che queste vengano uccise. È il nostro modo rispettare l’ambiente». Una volta che i tessuti arrivano in laboratorio, diventano creazioni pensate per la cliente, fatti su misura per ogni donna, un capo senza tempo e senza età che ogni donna sarà felice di avere nel suo armadio.


Ci siamo chiesti perché “Malia”? La risposta di Flavia è stata semplice e disarmante, ma al tempo stesso di grande impatto: «Perché “Malia”? Semplice, la malia nell’antico dialetto è lo sguardo accattivante, quello che cattura e non ti lascia andare. Un termine facile da ricordare, efficace anche per il mercato estero. E spero che ogni donna che entri nel nostro atelier possa restare “ammaliata” dalle nostre creazioni».